Per ottenere l’appalto ci vorrebbe un amico

La prima cosa che abbiamo fatto, appena si è insediato il nuovo Governo, è stata scrivere alla ministra della Giustizia, a nome delle oltre 40.000 persone che vogliono regolare il lobbismo e fermare i conflitti di interessi

Il nostro messaggio non è caduto nel vuoto. La ministra Cartabia, nella sua prima audizione in Commissione di pochi giorni fa, ha riconosciuto che “la mancanza di queste leggi è una lacuna da colmare”. Ha detto anche che, finché non sarà approvata una legge sul lobbying, potremmo non riuscire a incriminare i trafficanti di influenze illecite.

Si riferiva probabilmente alle inchieste della magistratura di cui hanno scritto molti giornali. Diversi uomini d’affari, veri e propri “trafficanti di relazioni”, sono stati accusati di avere avuto accesso a commesse pubbliche milionarie di forniture anticovid, come quelle sulle mascherine, solo perché conoscono il politico o il commissario di turno. 

Senza una legge che stabilisce chiaramente cosa un lobbista può o non può fare, il reato di traffico di influenze illecite rimarrà difficilmente applicabile. Chi sfrutta illegittimamente le proprie conoscenze per facilitare gli affari di amici negli appalti e assicurarsi così commissioni stratosferiche solo grazie a questa “intermediazione”, rimarrà impunito

Aiutaci a mettere fine a questa ingiustizia e a fermare questi approfittatori.

Firma per una legge sul lobbying e condividi il nostro appello.

Non possiamo permettere che, come ai tempi del terremoto dell’Aquila, in pochissimi si arricchiscano illecitamente sfruttando la propria rete di contatti importanti, grazie alla quale riescono ad assicurarsi appalti assegnati senza gara data la fase di emergenza. O che, addirittura, vengano corrotti funzionari pubblici.

Tutto questo mentre tantissime persone stanno perdendo il lavoro o si stanno impoverendo a causa della pandemia.

Dal Governo e dal Presidente del Consiglio vogliamo garanzie sulla lotta alla corruzione. Per questo abbiamo scritto anche a Mario Draghi, assieme a molte altre associazioni della società civile. Chiediamo che venga realizzata una piattaforma pubblica sull’uso dei fondi del Recovery plan e di investire in progetti di monitoraggio civico per controllare a chi vengono destinati, come vengono gestiti e con quali risultati

Siamo motivati a farci sentire e ad aiutare anche tutte le persone che, in questo momento così difficile, sono determinate a farsi ascoltare da chi prende le decisioni importanti. A questo serve The Good Academy, il percorso gratuito di formazione online in partenza la prossima settimana per trasformare le tue idee in azioni civiche di cambiamento sociale !